Inchieste

05-11-2012

Salone di Genova 2012, cosa pensa il mercato

I commenti alle dichiarazioni di Albertoni. Alla luce delle dichiarazioni del presidente di Ucina sul salone di genova, abbiamo chiesto agli espositori cosa ne pensano dell’edizione 2012. Ecco i commenti.

Le dichiarazioni

(ANSA) - Genova, 12 ott. - Un salone nautico più piccolo, con più barche in acqua e in una zona prestigiosa come il porto antico di Genova firmato da Renzo Piano. È una delle ipotesi fatte dal presidente di Ucina Confindustria Nautica Anton Francesco Albertoni per l'edizione 2013 della rassegna. L'altra ipotesi è quella di restare nell'area della Fiera, ma a costi dimezzati e con alcune modifiche strutturali. ''Alle istituzioni liguri chiediamo di lavorare insieme per riprogettare il salone che così com'è non corrisponde alle esigenze delle aziende e del mercato. Vorremmo un progetto entro 45 giorni dalla fine del salone che si chiuderà domenica. Teniamo entrambe le strade aperte e con le istituzioni vorremmo scegliere'' ha affermato Albertoni in un incontro con la stampa. La questione, ha spiegato Albertoni, è stata lungamente dibattuta dal consiglio direttivo di Ucina che all'unanimità ha deciso le condizioni del Salone numero 53: ''Tutti insieme, tutti a Genova ma a costi dimezzati''. L'industria nautica vuole continuare a presentarsi compatta, ha spiegato Albertoni, e questo solo a Genova è possibile. Ma se non ci fossero le condizioni, il piano B comporterebbe il trasferimento in un'altra località ma a costo di uno ''spacchettamento''. Fra le modifiche chieste per la soluzione in Fiera, lo spostamento della biglietteria a mare e la riqualificazione del Palasport che così com'è non è adeguato.


Le vostre email

Avendo contribuito per 21 anni a sostenere il baraccone Ente fiera/Ucina, odio il Salone Nautico con tutto quel che ne consegue. Tuttavia,a questo punto non possiamo buttare l'acqua con tutto il bambino dentro. Il Salone di Genova ha rappresentato al mondo l'eccellenza della nautica italiana e difficilmente un'altra esposizione potrà surrogarne l'esauriente importanza, tuttavia se Ente fiera e Ucina sono assolutamente catafratte nelle rispettive rendite di posizione, il destino è segnato. 
Quindi:
1) consolidare il Seatec per gli accessori in modo che faccia realmente concorrenza al Mets
2) sfruttare il Porto Antico per le opportunità che può generare 
3) fare tornare i Beatles al padiglione S come nel ‘65... purtroppo Genova si è fermata lì (io c'ero!)
Un genovese, con azienda genovese a carico.

Anche se arrivato con anni di ritardo, meglio tardi che mai! Concordiamo in pieno!
HP HIGH PRESSURE SRL

I problemi sono tanti e altri, per esempio avete sentito quanti ex espositori hanno evidenziato il fatto che nessuno degli organizzatori abbia alzato il telefono per chiedergli come mai non partecipava e abbia raccolto dalla loro voce le problematiche vere? Problematiche che si riassumono non solo col costo ma con il rapporto COSTO/QUALITÀ dei servizi offerti (e anche "simpatia" con cui vengono offerti: prendere o lasciare). Comunque condivisione totale del “Tutti a Genova e tutti assieme” ma... affrontando il tema dei servizi che sono disservizi! 
Verna

Abbiamo voluto attendere la chiusura di questa edizione del Salone Nautico di Genova per evitare strumentalizzazioni o accuse che nel recente passato abbiamo dovuto subire, tanto rabbiose quanto prive di fondamento. Il mondo della Vela, quello delle Aziende che rappresentiamo, da tempo denuncia le carenze organizzative e la scarsa attenzione che il Nautico riserva alla Vela, da sempre relegata al ruolo di nautica di “serie B”. E negli ultimi anni abbiamo denunciato come i costi del Nautico, oltre a essere esorbitanti per i servizi erogati, fossero diventati insostenibili per le aziende. Ringraziamo a questo proposito di Presidente di Ucina, Albertoni, che nei giorni scorsi si è fatto finalmente interprete delle nostre istanze, meglio tardi che mai.
Il nostro ruolo è e vuole essere quello di Associazione degli operatori della Vela, e come tale cercare di rappresentare gli interessi e le necessità del nostro mondo, che coincidono spesso con gli interessi generali del Paese per una ripresa e uno sviluppo del nostro settore.
Nei mesi scorsi il nostro disagio si è espresso nel tentativo di realizzare una manifestazione “Solo Vela”, di esercitare un libero diritto di impresa in una forma espositiva: ci è stato impedito; ma abbiamo evitato la facile strada delle polemiche, e con grande senso di responsabilità abbiamo cercato un percorso comune, per contribuire a dare un futuro al nostro settore e non penalizzare quegli appassionati che ci seguono ancora con simpatia e spesso con la nostra stessa passione.
Il presidente di Vela&Vela 
Luigi Boldrini

Siamo d’accordo con Albertoni nel trovare una soluzione che possa essere consona con le esigenze degli espositori e del pubblico. Fra le due proposte esplicate quella che ci sembra più appropriata è la permanenza nell’area attuale a costi dimezzati. 
Le motivazioni sono:
- area già conosciuta da tutti con buona rispondenza dei locali coperti e di quelli a mare
- raggiungimento di qualsiasi imbarcazione attraverso pontili comodi e veloci
- sale riunioni attrezzate in modo adeguato a qualsiasi incontro
- punti di ristoro sufficienti
Vediamo invece negativi e da soluzionare i seguenti punti:
- parcheggi per gli espositori insufficienti
- parcheggi per i mezzi di supporto agli espositori (pullmini, daily, piccoli carrelli eccetera) insufficienti e inadeguati
- servizi (bagni) nelle varie aree coperte e non, insufficienti e poco puliti
- servizi, tipo elettricisti o altro molto lenti e/o addirittura inottemperanti
- per ultimo, ma importante, durata eccessiva dei giorni di Salone forse da adeguarsi a quelli di altre manifestazioni tipo “Mets” o affini, in modo da limitare ulteriormente i costi
- ci auguriamo che il nostro parere e queste poche indicazioni possano servire a qualcosa e soprattutto che si riesca a ripetere negli anni questa importante manifestazione che per la situazione contingente rischia l’annullamento.
I più cordiali saluti
G. Magalotti

Per quanto riguarda il capitolo relativo al Salone: capisco che chi ricopre incarichi pubblici, come i vertici di Fiera di Genova, debba talvolta ammorbidire la dura realtà, ma il dato è che il Salone appena trascorso è stato in parte “salvato” da importanti cantieri italiani ed esteri e da aziende come le mie che hanno occupato ampi spazi senza ottenere alcuno sconto, anzi, pagando di più rispetto al passato. C'era un anno di tempo per prepararsi all’evento e, francamente, gli sforzi compiuti, per quanto rispettabili, non mi sono sembrati decisivi e, solo in parte, nella direzione giusta. Ci si domanda che futuro avrà questo Salone. Io penso che per salvare il Salone di Genova occorra premere sull’acceleratore di una fiera Business to Consumer. È molto probabile che la nautica in Italia sarà in crisi ancora per parecchio tempo, pertanto ha poco senso insistere su una formula che miri a incrementare il BtoB, quando invece i risultati possono arrivare solo da un evento contenitore capace di attirare il popolo, la gente, i giovani. L’iniziativa che Ucina porta avanti da anni con “Il Navigar mi è dolce” è un esempio concreto di una soluzione per il Salone del futuro. Un Salone che, come si è giustamente affermato, deve andare più verso il mare e quindi avere più spazi di esposizione per le barche in banchina, ma anche spazi a mare aperti alla vela per i giovani e le scuole italiane, al turismo balneare, alle marine, alla subacquea e alla pesca, alle gare di canoa, ai test sui battelli pneumatici con il Palasport trasformato in Teatro del mare, magari con biglietti a pagamento per gli eventi e, perché no, collegamenti con il Porto Antico, per visitare i maxi yacht. Durata 3 giorni, costi per gli espositori inferiori, investimenti per Fiera di Genova superiori, ma un ritorno per la città sicuramente migliore di quello attuale. Per noi operatori, occorrerà entrare nella logica di partecipare a un evento e di effettuare un investimento dai ritorni non immediati ma con lo scopo di riportare i giovani e i loro genitori a prendere in considerazione in futuro la barca, il pattino, la canoa, il gommone, come un’alternativa di vacanza. Quanto sopra, francamente, non so se rientra nelle strategie di Ucina, anche perché la nostra associazione spesso non discute e non condivide con tutti gli associati le proprie visioni future, indipendentemente dalla bontà di tali visioni e dall’indiscutibile impegno che i suoi vertici e la sua struttura dedicano alla tutela degli interessi delle aziende nautiche italiane.
Piero Gai
Amministratore delegato Ultraflex S.p.A.

Buongiorno Signori,
la nostra azienda è d'accordo con le richieste del Presidente dell'Ucina e in particolare sul dimezzamento dei costi fieristici e sulla riduzione dei giorni di esposizione, almeno per quanto riguarda l'accessorio. Saluti.
Massimo Savoretti

Credo che Albertoni abbia finalmente colto il punto. Un Salone Nautico di Genova più corto di 4-5 giorni invece di 9 aiuterebbe a ridurre i costi relativi al soggiorno degli espositori, inoltre una sede più consona è d’obbligo. Quest’anno erano evidenti i segni della crisi nelle hall della fiera, con calcinacci in giro, sporcizia e buchi sotto le moquette, inoltre la hall Mondoinvela si presentava come un salto nel passato negli anni 70, con sale buie e basse. Un salone in un contesto estetico e marino d’eccezione aiuterebbe ad attirare potenziali acquirenti esteri. La scelta di anticipare la data inoltre sembra anch’essa azzeccata in quanto arrivare subito dopo Cannes e Montecarlo certo oggi non aiuta, sarebbe forse utile pensare a un salone invece spostato al mese di aprile; in un mondo dove quando si acquista lo si fa all’ultimo minuto e si vuole il prodotto subito forse sarebbe cosa buona adattarsi con imbarcazioni e accessori subito pronti alla consegna.
Cordiali saluti.
Sergio Moroni

 
Ricordo bene il mio incanto e il mio stupore quando trenta anni fa mio padre mi portò per la prima volta al Salone Nautico di Genova, nell'intento di trasmettermi la passione per il mare; l'anno scorso con orgoglio e un po' di commozione ho portato per la prima volta mia figlia con lo stesso intento.
Dalla mia prima volta non ho perso un solo Salone, esso rappresentava per me un insieme di eventi: dalla semplice scusa per ritrovarsi con amici per parlare di avventure marinaresche, al guardare le innovazioni tecnologiche che di anno in anno si sviluppavano, alla possibilità di vedere barche irraggiungibili da sognare. Qualche settimana fa sono apparse sulle riviste del settore diverse polemiche da parte di molti espositori nei confronti dell'organizzazione del Salone Nautico di Genova, tanto da spingerli a cercare di organizzare un salone "alternativo". Sono rimasto molto stupito che un ente organizzatore di un così grande evento abbia messo così tanto in difficoltà gli espositori soprattutto in un momento di crisi mondiale come questo, ma pur con qualche perplessità sabato 6 ottobre sono partito con un amico per Genova.
La scelta del giorno non è casuale, infatti sul sito del salone c'è scritto che sabato 6 è aperto fino alle 22:30, il mio amico e io pianifichiamo il giro nel modo più razionale partendo dall'esterno per visitare le barche in pieno giorno e riservandoci i padiglioni interni per il tardo pomeriggio e la sera. All'entrata la prima impressione non è delle migliori, ci appare subito evidente che le dimensioni dell'evento si sono ridotte drasticamente rispetto all'anno scorso ma procediamo nella visita. Sono circa le 17:30, il mio amico e io lasciamo la darsena e ci inoltriamo nel padiglione "D", riusciamo a visitare qualche stand scambiare due chiacchiere e già notiamo con sorpresa alcuni espositori allontanarsi dalle loro postazioni, l'assenza di alcune aziende da cui avremmo dovuto comprare dell'attrezzatura per la barca del mio amico ci fa accelerare il passo e passiamo nel padiglione "C"; qui la scena ci lascia sbigottiti: 
il 90% degli stand è stato abbandonato dagli espositori, ci appare evidente che i nostri programmi di visita sono andati in fumo. Ci rivolgiamo a un "info point" per esporre la questione e far notare il fatto che questo abbandono selvaggio non solo procura una grossa seccatura a noi, ma è un problema anche di sicurezza sia per qualche mal intenzionato sia per qualche visitatore maldestro che potrebbe tirarsi su un piede qualche oggetto lasciato incustodito, la ragazza dell'info point si scusa ma non sa cosa rispondere. Passiamo poi nel padiglione "S": nell'anello superiore c'è qualche stand aperto in più del "C" ma è quasi tutta roba di vestiario tradizionale che poco ha a che fare con la nautica; sono quasi le 20: delusi e molto seccati dalla situazione decidiamo di rientrare a Torino.
Pur tralasciando la mia passione per il mare e la poesia che questo evento mi suscitava, rimane il fatto che il Salone Nautico di Genova è prima di tutto un evento commerciale e nel momento in cui mi è
stato staccato un biglietto di € 15, corrispondente ad aver firmato un contratto, l'ente
organizzatore di fatto non ha rispettato quel contratto.
Posso solo concludere con grande rammarico che questo è stato il mio ultimo Salone Nautico di Genova.
Distinti saluti 
Fabio Spaltini

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