Attualità

28-05-2014

Efficienza termica, attenzione ai consumi e alle emissioni negli yacht: la parola agli esperti

L’efficienza di una imbarcazione nasce già nelle fasi di progetto. Quali tecnologie vengono messe in campo dai cantieri? E quali accorgimenti possono essere usati da armatori e comandanti per migliorare il più possibile consumi ed emissioni? Lo indicano i tecnici di Azimut - Benetti

Consumare tanto, andando piano? E’ una cosa che non ha senso, anche se nella nautica questo non è sempre vero. Ma in questo periodo che impone attenzione all’efficienza dei veicoli, siano essi terrestri, marini o aerei, è importante considerare anche quali possono essere le nuove soluzioni di idrodinamica, agli impianti e i sistemi di propulsione di una imbarcazione, per ottenere i massimi vantaggi, appunto, in termini di consumi ed emissioni. Le attuali tecnologie lo permettono, come indicano i tecnici che operano nei più importanti cantieri. Un esempio fra tutti arriva da Azimut – Benetti: Francesco serra e Gilberto Francesini lavorano al Dipartimento Ricerca & Sviluppo di Varazze, struttura nata all’interno di Azimut – Benetti specializzata nello studio e nella messa a punto delle nuove carene del Gruppo: dai 10 metri plananti della Collezione Atlantis ai 100 metri dislocanti di Benetti.

La prima questione che occorre considerare è il fatto che la futura efficienza nei consumi per uno yacht inizia già in fase di progettazione: questo, spiega Francesco Serra, avviene già nelle simulazioni al Pc e nelle vasche navali, per cercare la carena migliore dal punto di vista dell’efficienza, che offra il migliore compromesso fra tecnica e design: “Le geometrie finali dell’ultima carena messa a punto per un 125 piedi, per esempio, sono il risultato di diverse simulazioni e prove in vasca che ci hanno permesso di ridurre del 10% la resistenza al moto”. In termini pratici, e – appunto – alla ricerca della massima efficienza, già questo permette un sensibile risparmio sulla potenza richiesta alle macchine: si possono, quindi, impiegare motorizzazioni più piccole a parità di prestazioni (secondo la moderna filosofia del downsizing applicata già da tempo in ambito automotive).

Attenzione, poi, ai materiali di costruzione: il carbonio dà una mano, tanto che, osserva Gilberto Francesini, “Oggi lo impieghiamo sulla maggior parte dei nostri modelli, perché è un materiale che, riducendo i pesi delle strutture fino al 40%, permette di diminuire anche la resistenza al moto e contribuisce quindi ad aumentare l’efficienza della barca”.

Macchine e carena, tuttavia, non sono che due degli aspetti che i tecnici prendono in considerazione in sede di progettazione di un nuovo yacht se sul taccuino delle priorità c’è la ricerca della massima efficienza possibile. Accanto alle motorizzazioni ci sono le eliche: queste vanno scelte in maniera oculata, insieme al rapporto di riduzione adeguato, perché devono permettere l’impiego del motore “A regimi e carichi adeguati per le velocità di progetto”.

“Capitolo” resistenza: questa deve essere la più ridotta possibile, per ottimizzare le performance in funzione del carico e dell’assetto. Le andature consigliate per minimizzare i consumi sono molto differenti, a seconda che lo scafo sia planante, semi – dislocante o dislocante. Per questo motivo, indicano i tecnici Azimut – Benetti, è importante scegliere in maniera precisa lo scafo che più si avvicina alle proprie esigenze: “Nel caso di scafi plananti – spiega Nicola Gallo, Delivery Specialist di Azimutil range di navigazione ideale corrisponde solitamente a velocità più o meno alte, che garantiscono il miglior assetto longitudinale della barca utilizzando i motori al loro rendimento ottimale, ovvero a circa il 70-80% della loro potenza massima”. Lo scafo planante assicura la migliore efficienza a un regime di giri che mantenga il motore non sotto sforzo e l’assetto migliore progettato per quella data carena, ovvero la planata. Diversamente, nelle carene dislocanti il consumo è inversamente proporzionale alla velocità perché lo scafo naviga mantenendo assetto e immersione costanti.

E quando si raccomanda di mantenere sempre la carena e le appendici sommerse il più possibile pulite, non lo si fa per esortare a una pur legittima vanità: assicurarsi che queste parti dello yacht siano perfettamente pulite, e che le macchine siano mantenute a dovere, aiuta a ridurre i consumi. Una non perfetta pulizia dei filtri dell’aria, per esempio, potrebbe aumentare considerevolmente i consumi, qualsiasi sia il tipo di yacht che possedete: planante, semi - dislocante o dislocante.
Indicativamente, la manutenzione dei motori dovrebbe essere eseguita come previsto dalla Casa costruttrice o in ogni caso stagionalmente e lo stesso vale per la carena, anche se per quest’ultima è necessario tenere presenti fattori quali la salinità e la temperatura dell’acqua che possono rendere necessarie pulizie più frequenti.
A questo punto, non resta che salpare. Ma, una volta in navigazione, quale velocità mantenere? La risposta è una sola: il più possibile costante: “Una velocità di crociera uniforme, infatti, garantisce maggiore efficienza rispetto a continui cambiamenti di accelerazione alternati a bruschi rallentamenti”, spiega Nicola Gallo. Mantenendo una velocità costante, è utile una continua verifica dei cambiamenti di velocità a seconda della variazione di posizione dei flap, che è buona norma utilizzare: “Se in questo caso la velocità diminuisce, si sta peggiorando l’assetto; se aumenta, lo si sta migliorando – prosegue Gallo - Una volta regolato correttamente l’assetto, infatti, la velocità aumenterà naturalmente e si potrà ridurre la velocità riportandola al valore iniziale parzializzando il gas. In questo modo si ridurranno i consumi mantenendo lo stesso regime di navigazione”.

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